Parlare di sé è sempre difficile, ma chi si imbatterà nelle mie pagine ha probabilmente il diritto (o la curiosità) di sapere chi sono, o almeno di ascoltare la mia auto-narrazione (che non è la stessa cosa di una definizione, bensì una sua semplice approssimazione “di parte”), e dunque ecco una sorta di piccola autobiografia intellettuale e spirituale.

Sono nato in una famiglia della piccola borghesia lombarda, da genitori che avevano studiato giurisprudenza e farmacia.

Da mio padre, pavese, che pure ha lasciato molte tracce negative nella vita sia mia che di ogni altro componente della mia famiglia, ho ereditato probabilmente un desiderio di sognare, un disagio a vivere rinchiuso nel presente, in situazioni consolidate e inamovibili. E ho imparato, per reazione ai suoi limiti, a cercare di completare una cosa prima di passare a un’altra (piccolo vizio che non cessa di accompagnarmi…).

Da mia madre, lombardo-piemontese, ho assorbito invece la passione per il sapere, in ogni sua forma, e probabilmente, anche se non era religiosa, il profondo desiderio di guardare con benevolenza alle persone, anche in situazioni scomode, per far emergere il meglio dall’ambiente umano circostante. Non a caso siamo stati entrambi insegnanti.

I miei genitori si separarono quando avevo tre anni, e sia io che mia sorella siamo stati a lungo segnati dalla sofferenza, del tutto dovuta a nostro padre, di una fine tragica della nostra vicenda familiare.

Da piccolo ero appassionato di paleontologia e astronomia. Al momento delle prime scelte educative di un certo rilievo, mi feci perciò iscrivere al liceo scientifico di Savona, dedicato a padre Orazio Grassi, matematico gesuita arcinemico (sic!) di Galileo Galilei, ancorché scuola pubblica e laica.

Gli ultimi anni di istruzione secondaria, trascorsi nell’appena fondato Collegio del Mondo Unito dell’Adriatico, nella Duino delle Elegie di Rilke, mi aprirono al mondo delle lingue e delle culture diverse dalla mia, esperienza che ha segnato in maniera definitiva il mio interesse e la mia passione per tutto ciò che è altro, diverso. E che mi ha dato da vivere, visto che da allora ad oggi ho tradotto quasi un centinaio di libri e innumerevoli altre cose…

Quindi la prima parentesi universitaria, a Pavia e nel Collegio Borromeo, dove ho studiato fisica, laureandomi con una tesi sui modelli matematici della gravità quantistica.

E a Pavia sono decisamente “caduto da cavallo”, appassionandomi di teologia, religioni e società fino a lasciare temporaneamente gli studi per diventare per alcuni anni segretario del consiglio nazionale della FUCI, la più antica associazione di universitari italiani, di matrice cattolica e forte ispirazione sociale e solidale. Nella FUCI ho potuto praticare la mia passione per la società e per la politica, avendo tra l’altro l’opportunità unica, per il ruolo che ricoprivo, di imparare la storia e i valori del mio paese e dell’Europa direttamente dalle voci dei loro protagonisti, formando amicizie e legami che ancor oggi sono per me fonte di ispirazione e di speranza.

La teologia è diventata invero un’esperienza globale di vita quando ho deciso, nell’ormai lontano 1993, di diventare monaco presso la comunità ecumenica di Bose, sulle colline biellesi. Bose ha significato per me undici anni di viaggio sia interiore che esteriore. Se il primo è un dato ovvio per un monaco, il secondo è stato una scelta lungimirante del fondatore e priore di Bose, Enzo Bianchi, che mi ha mandato un po’ ovunque in giro per il mondo a rappresentare la comunità, dall’Egitto alla Russia, dal deserto del Nuovo Messico alla Grecia, dal Belgio alla Francia e al Regno Unito, per citare solo alcune tappe. Grazie a Bose, oltre a incontrare di persona tutte le più grandi teste pensanti delle chiese cristiane di ogni continente, ho imparato ad ampliare i miei orizzonti umani e spirituali, con passione per la conoscenza e libertà di pensiero.

È una siffatta libertà e desiderio di esplorare ad avermi condotto oltre il monachesimo, scuola di vita a cui sarò per sempre grato, facendomi approdare per qualche anno a Cambridge, dove ho svolto studi post-laurea (master e dottorato, quest’ultimo non ancora finito) alla ricerca di una definizione dell’identità cristiana e dei criteri di interpretazione dell’esperienza religiosa derivata da Gesù di Nazareth.

L’incontro con la figura e l’opera di Paul Ricoeur (già avvenuto di persona qualche anno prima a Parigi) mi ha portato a dedicare tre anni della mia vita alla lettura di ogni suo scritto, ma anche a scoprirmi “diversamente cristiano”.

Più volte troverete nei miei articoli riferimenti a questa scelta di campo. Con ciò voglio dire molto semplicemente che, a prescindere dalla possibile fede in un dio, a prescindere da quello che avvenne dopo che Gesù fu posto in una tomba vuota in un giorno di aprile del lontanissimo anno 30, ritengo il Nazareno l’unico essere umano “perfetto”, veramente “umano”, e dunque fonte di ispirazione per la mia vita e i miei valori.

Per contro ho scoperto essere enormemente liberante, soprattutto per la mia intelligenza, il non riconoscere infallibile nessun altro essere umano e nessuna qualsivoglia istituzione. Se volete, un itinerario opposto rispetto a quello descritto da John Henry Newman nella Apologia pro vita sua.

Una simile riscoperta della figura di Gesù, per certi versi molto “laica”, senza nessun dogmatismo, mi ha restituito alla trama secolare e profana del mondo con molta libertà e convinzione, direi quasi, con Karl Rahner, da “cristiano anonimo”. Così, dopo aver diretto un collegio universitario ecumenico a Salisbury, nel Regno Unito, mi sono dedicato all’editoria e all’insegnamento, fino a dirigere case editrici e addirittura una scuola internazionale, insegnando matematica, etica e filosofia.

Da un po’ di tempo mi dedico professionalmente a come far crescere l’istruzione scolastica e universitaria di domani, ho fondato una società di consulenza educativa e professionale assieme a mia moglie Monika, grazie alla quale mi sono trasferito in Estonia da una decina d’anni, e ho iniziato a collaborare assiduamente con la società leader mondiale dell’innovazione tecnologica in campo educativo, la Area9 di Copenhagen.

Da quando ero al liceo, non ho mai smesso di tenere conferenze e incontri per camminare insieme ad altri, condividere conoscenze e aprire nuovi orizzonti, e conto di farlo finché ne avrò la forza.

La prossima tappa? Io non la conosco: e voi?