Domani esce la seconda edizione di Bose, la traccia del vangelo.

La prima tiratura è andata esaurita e ho ricevuto a tutt’oggi più di trecento messaggi personali di ringraziamento per lo stile e il contenuto del mio lavoro, anche da persone che prima di leggerlo erano parzialmente scettiche sia riguardo l’opportunità di scrivere qualcosa di simile, sia sulle mie capacità di essere sufficientemente obiettivo e distaccato dagli eventi.

Tutto questo è avvenuto grazie a voi lettrici e lettori e alla vostra benevolenza e collaborazione, nonostante il libro sia stato totalmente autoprodotto e autodistribuito, e malgrado il silenzio pressoché totale e assordante dei media, anche cattolici, sui miei sforzi di verità e sulle mie riflessioni tese a promuovere un dibattito fondamentale, nella chiesa e non solo, su temi assolutamente centrali per il suo futuro e per quello di chi è in cerca di ragioni per sperare.

Non parlare di Bose significa infatti lasciar cadere nel silenzio e nell’omologazione una delle pochissime realtà “liminali” delle chiese di oggi, in grado di aiutare (malgrado i suoi limiti intrinseci) le persone di ogni credo e convinzione a cercare senso e a ripensare in profondità i propri principi e i propri credo, anche religiosi.

Un anno fa conclusi la mia riflessione per l’Avvento su questo blog auspicando “una liberazione delle Scritture dalle ortodossie ecclesiali, ma anche, paradossalmente, una liberazione (parziale) di Gesù di Nazareth dalle Scritture. Per restituire sia Gesù sia le Scritture, mezzo privilegiato per comprenderlo, alle chiese stesse e al mondo. Per restituire a chiunque sia in cerca di senso e di speranza qualche fondamento solido, ancorché elusivo”.

Negli ultimi dodici mesi, per moltissime ragioni, ho riscontrato che la secolarizzazione – realtà negata solo da chi vuole difendere a tutti i costi castelli vacillanti o caste – sicuramente non ha spento la ricerca di senso e di speranza, che è viva più che mai e cerca nuovi argini in cui scorrere.

Siamo davvero in una lunga fase liminale, che il concilio Vaticano II ha timidamente intercettato (più in termini di traiettorie che non di profonde affermazioni teologiche) e che porterà a sostituire forme e strutture religiose del passato con realtà più consone ai bisogni di sviluppo spirituale delle donne e degli uomini contemporanei.

In termini umani, l’Avvento che ha inizio in questi giorni è un tempo di attesa vigilante dell’irrompere del senso, che è sempre davanti a noi, non alle nostre spalle. Per potervi accedere, però, è necessario non chiudersi nel presente e ancor meno in passati più o meno rassicuranti.

Il grande antropologo scozzese Victor Turner sosteneva che per cogliere davvero il cambiamento, la direzione in cui muovere, è necessario porsi ai margini, laddove è possibile spezzare i cliché, riprendere altrimenti i valori autentici del passato, e riconoscere e dare vita a un mondo nuovo, assecondando le vere forze spirituali presenti nella storia.

Il mio augurio e invito, rivolto a tutte e a tutti, è perciò quello di non temere di abitare i margini: della chiesa, della fede, di qualsiasi dottrina o sistema di valori. Perché solo ascoltando le ragioni dei tanti “no” che abitano dentro e fuori di noi sarà possibile pronunciare qualche “sì” significativo, grande o piccolo che sia, alla vita di tutti e di ciascuno.

Per parte mia, io continuerò a parlare di ciò che penso possa contribuire alla ricerca di senso di moltissime donne e uomini che si ritengono ormai “diversamente cristiani”, sia all’interno di chiese in cui non si sentono molto a loro agio, sia quali cristiani e cristiane senza chiesa – come amava definirsi Ignazio Silone –, sia quali semplici viandanti affascinati dai valori evangelici, al di là della possibile fede in un dio trascendente e/o personale. Chi vuole camminare ai margini, senza timore, è e sarà sempre per me un graditissimo compagno di viaggio.

Un uomo di nome Gesù ha insegnato duemila anni fa a credere nella venuta di qualcosa di nuovo e di diverso, da cercare e cogliere insieme. Non finì molto bene, certo, ma i suoi insegnamenti sui valori umani che preparano il terreno a un’umanità migliore hanno contribuito a umanizzare un numero immenso di culture e di persone. Possono perciò umanizzare anche noi, sempre e comunque. Basta abitare i margini.

Buona Avvento a tutte/i!