Caro Enzo,
inizio col rivolgermi a te, non per fare graduatorie di merito o ignorare (come hanno fatto in troppi) gli altri fratelli e sorelle che sono stati, inutile usare un eufemismo, espulsi da Bose, ma perché è palese che è soprattutto a causa tua (il che non vuol dire per colpa tua) che si sono riversati anche sugli altri l’odio e la furia dei parabolani/talebani che hanno preso in mano i destini della comunità che tu hai fondato, supportati da un’istituzione ecclesiale che sembra aver dimenticato ormai del tutto il vangelo e che ha optato palesemente per il ricorso a strumenti totalitari, degni dei peggiori regimi al mondo. Il tutto, infine, sotto gli occhi compiacenti e in larga misura complici di una stampa cattolica che conferma l’attuale abbandono della traiettoria conciliare da parte della chiesa italiana.
Non intendo con questa lettera aperta gettarmi in ulteriori analisi delle divisioni occorse e delle tue eventuali corresponsabilità, che mai ho negato e che non sono il punto fondamentale della questione. Già mi sono espresso con molta chiarezza dalle pagine del mio blog e non solo, e da persona franca e libera quale sono non ho nascosto nulla mentre imperversavano in rete le fazioni, e soprattutto ho sempre detto direttamente in faccia a tutti (te compreso, come ben sai) quelle che ritenevo essere deviazioni dal vangelo, esortando tutti e ciascuno unicamente alla carità, al dialogo e alla riconciliazione.
Voglio dirti innanzitutto che ammiro profondamente la lealtà alle vostre chiese di appartenenza che tu, Antonella, Goffredo e Lino avete sempre mostrato, confermandola anche in questa occasione. Siete cattolici, alla chiesa cattolica avete dedicato sempre in primis la vostra appassionata opera di testimonianza e di riflessione, e ad essa avete deciso di appellarvi anche in questi travagliatissimi mesi.
Come sai io non mi riconosco da oltre un decennio in alcuna chiesa, e pur avendo sperato che il Vaticano II avesse avviato un cammino di risanamento dell’enorme vulnus inferto al vangelo dal Vaticano I, mi sono convinto da tempo che una vera riforma sia intrinsecamente impossibile nel cattolicesimo istituzionale, e che si possa essere pienamente cristiani anche senza appartenere formalmente a una confessione o senza fare riferimento ad alcuna autorità ecclesiale.
Il mio essere “diversamente cristiano” non mi porta tuttavia mai a fare “il tifo contro” nessuna chiesa o comunità, ma soltanto a cercare di favorire i semi di vangelo e di riconciliazione sparsi ovunque. Ciò nonostante, se un tempo ritenevo, con il grande teologo anglicano Richard Hooker, che si potesse parlare di infallibilità della chiesa “eventually”, prima o poi (dunque senza alcuna certezza o strumento incrollabile), sono ormai convinto che l’unica cosa che sia veramente infallibile è il vangelo, e l’unica figura umana pienamente degna di fiducia sia Gesù di Nazareth.
Caro Enzo, non so se posso chiamarti “amico”, nel senso che l’amicizia è fatta di intimità, di rapporti preferenziali, di complicità che non so se ho mai intrattenuto con te. Sicuramente, però, ti posso e ti voglio chiamare “fratello”. Sei fratello perché da te ho imparato molte delle cose più importanti in assoluto per la mia vita, in primis il primato del vangelo e l’importanza della misericordia, oltre alla passione per la conoscenza e la fatica del pensare. E con me hanno imparato queste cose dalla tua testimonianza personale decine di migliaia di persone, in Italia e non solo.
Carissimi Antonella, Enzo, Goffredo, Lino,
e voi tutti fratelli e sorelle di Bose che vi riconoscete ancora nei valori fondamentali del vangelo ma ora vi sentite contraddetti, avviliti o perfino umiliati, io non ho e non avrò mai l’ardire di dirvi: “Fatevi carico di questa croce”. Come ho già scritto altrove, solo il Signore può dirvelo, e solo voi potete riconoscere la sua voce e decidere cosa sia e cosa non sia una sua croce da portare. Se altri cercano di identificare per voi le vostre croci, oltre a essere superficiali e inumani, sono molto vicini alla bestemmia. Dio vuole che viviamo, non che moriamo, oppure è un idolo in cui non bisogna credere neppure un istante.
Posso solo ricordarvi, umilmente, come vostro fratello, ciò che Enzo stesso ci ha insegnato e ha spesso ripetuto, e cioè che nessuno può impedirci di vivere il vangelo, neppure la chiesa. Voglio perciò innanzitutto ringraziarvi pubblicamente per avere cercato un dialogo, da veri cristiani, con chi vi colpiva in maniera potenzialmente mortale. La ragione, infatti, non sta mai da una parte sola, e pur compiendo anche voi i vostri errori sono pienamente cosciente della vostra costante ricerca e attesa di soluzioni più umane e cristiane alla crisi profonda che ha colpito la vostra (oso dire “nostra”) comunità.
Voglio ringraziarvi per avere cercato una ricomposizione in primo luogo per vie ecclesiali e non per tribunali. Si tratta di una scelta per nulla scontata. Il diritto a un processo equo è infatti uno dei capisaldi della Dichiarazione Fondamentale dei Diritti Umani del 1948, e il diritto canonico contiene (e fa uso di) strumenti in chiarissimo contrasto con questo documento fondamentale dell’umanità. La vostra decisione è ancor più degna di rispetto perché sicuramente, in sede civile, risulterebbe impossibile privarvi di ciò che avete largamente contribuito a realizzare sul piano materiale. E aggiungo che se anche decideste di appellarvi in futuro ai tribunali secolari, compirete un atto legittimo che non cambierà certamente la mia considerazione per voi.
Giunti a questo punto, però, visto che dall’altra parte si è voluta sancire antievangelicamente la definitività dell’allontanamento di alcuni di voi o l’inaccettabilità delle vostre posizioni o addirittura dei vostri dubbi in generale, credo che l’unico modo che avete per continuare a vivere il vangelo sia, come dice Gesù, prendere congedo da Bose “scuotendo la terra di sotto i vostri piedi a testimonianza per loro” (Mc 6,11).
Scuotendo la polvere si affermano infatti due cose fondamentali.
Innanzitutto è un gesto che avviene dopo che si è annunciato e chiesto di condividere uno stile evangelico e si è ricevuto in risposta un diniego. Perciò non solo è lecito ma è anzi un bene andare a vivere altrove il vangelo, senza sprecare energie in logiche di distruzione o di morte, o anche solo di tristezza e di impoverimento spirituale.
Ma è anche una chiara presa di distanza, in cui si dice: vi lasciamo anche la polvere di questo suolo, perché è suolo arido che non sentiamo più nostro.
Il monachesimo ha portato splendori ma anche talvolta oscurantismi nella storia umana e dello spirito. Ha prodotto figure meravigliose e gruppi di fanatici pronti a lacerare una donna straordinaria come Ipazia sull’altare delle loro chiese.
C’è un modo altro, però, di vivere il radicalismo cristiano, carissimi fratelli e sorelle. Il “siamo semplici cristiani” è l’intuizione forse più cruciale di chi ha dato vita all’esperienza di Bose, sulla scia di esperienze esemplari come quella di sorella Maria a Campello, a cui vi invito a tornare come fonte e ispirazione, pur con i tratti tipici delle vostre ricche personalità.
Sono certo che saprete continuare a essere semplici cristiani e a testimoniare il vangelo. Io sarò sempre al vostro fianco, perché sono vostro fratello nel Signore
Riccardo Larini
Tallinn, 6 marzo 2021
Grazie Riccardo anch’io sto radunando pensieri…. non so se poi avrò il coraggio di metterli per iscritto e condividerli con le sorelle e i fratelli di Bose. (Forse anche con lei) Certo che la nostra speranza si è spenta!! Un cordiale saluto franca
Inviato da iPhone
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Grazie. Sono un amico di Lino. Abitiamo entrambi a Schio. Esprime molto chiaramente la verità dei fatti avvenuti a Bose.
Frequento Bose da alcuni anni
Voglio bene a quella comunità e non riesco a farmi una ragione di ciò che è accaduto, evidentemente non ho capito nulla di quello che dicevano di essere
Di una cosa però sono certa che, ora stanno dando una controtestimonianza di fedeltà al Vangelo. Non ricordo se ci siamo conosciuti a Bose ma la penso esattamente come lei
Pare che ormai i giochi siano fatti, il tuo invito a scuotere la polvere dai calzari credo che valga per ambedue le “fazioni”, nel senso che è tempo che ognuno vada per la propria strada per poter essere fedele ( a torto o ragione) al proprio approccio spirituale.
Già in altri post denunciavi modi “dittatoriali” da parte dell’attuale priore, non so se questo sia vero o meno, mi chiedo però , nel caso, se non sia stato un”fallo di reazione” in una situazione sempre più incancrenita.
Come scrivi saggiamente ,ci saranno responsabilità da tutte e due le parti, come in ogni divorzio, l’importante è avere il coraggio di smettere con il rinfacciarsi le colpe i cercare di iniziare nuovi percorsi di vita.
Personalmente penso che sia Enzo che Luciano, pur nelle differenze, siano persone profonde e che tanto hanno dato e possono dare, probabilmente anche di più se seguendo ognuno la propria strada.
Peraltro, tanti anni fa, il vecchio Jerry Rubin(leader della controcultura americana ) diceva: QUINTO:UCCIDI IL PADRE E LA MADRE; forse stiamo assistendo a un parricidio spirituale ad un tradimento “creativo” come diceva Aldo Carotenuto,magari porterà a qualcosa di buono,alla fin fine.
Da fuori, senza sapere nel dettaglio ciò che viene imputato all’uno e all’altro, possiamo solo fare ipotesi e congetture campate in aria.
Sarebbe bello , comunque, che alla fine questo fosse un divorzio consensuale,un separarsi senza troppo astio , donandosi reciprocamente la libertà di seguire la propria spiritualità , anche se temo rimarrà un sogno.
Un mio maestro :Trungpa Rimpoche diceva che dobbiamo avere un tocco leggero, muoverci come se fossimo in una cristalleria,non per niente c’è un detto tibetano che afferma : il saggio è come un uccello nel cielo, passa e non lascia traccia dietro di sè………a buon intenditore poche parole!
Io mi sono adoperato per mesi perché ci fosse esattamente quello che descrivi. Dall’Estonia ho contattato cardinali e accademici, reti di amici della comunità e altro ancora, proponendo e costruendo soluzioni di mediazione. Sono rimasto in contatto con molti fratelli e sorelle di Bose presenti e passati, ascoltando i dubbi, i dolori e le difficoltà. Da Enzo e la sua parte ho trovato molta disponibilità a negoziare (pur sapendo di potersi appellare ai tribunali civili e vincere a mani basse riguardo a eventuali conflitti sui beni), dall’altra non hanno mai risposto una sola volta, e questo non solo con me, ma anche con diversi cardinali. Da quasi un anno è stato deciso, tramite un decreto singolare (dunque inappellabile e definitivo) che Enzo e chiunque fosse con lui andava eliminato da Bose, per sempre. Di conseguenza, per me è totalmente chiaro che se è senz’altro vero che ci sono responsabilità di tutti nell’addivenire a conflitti seri (e poco mi importa stabilire delle percentuali), mi è altrettanto chiaro che la risposta di Manicardi-Cencini e dello stesso Francesco, con il vangelo non ha assolutamente nulla a che spartire. Ed è da regimi totalitari, in aperta violazione della convenzione dei Diritti Umani del 1948. Che il Vaticano, peraltro, non ha mai firmato. Io sono un uomo di pace, un obiettore di coscienza, un pacifista e un mediatore. Ma la polvere, mi dispiace, in questo momento è solo chi è stato ingiustamente massacrato ad avere il diritto a scrollarla dai propri piedi. Dopo di che, auguro anche a chi resterà a Bose ogni bene, e vorrei davvero, da domani, guardare ad altro.
E questa sarebbe la Chiesa di cui dovrei sentirmi pietra viva?
No, tante grazie: comincerò a cercare altrove un luogo dove la carità di Cristo anziché predicarla banalmente, la si pratichi realmente alla luce dell’ Evangelo.
Sì, scuotere la polvere di Bose dai propri calzari, affidandosi totalmente al Signore Gesù condannato, deriso ed umiliato, è l’unico atto di giustizia ora possibile e, al tempo stesso, l’unico germe da seminare nella fede e nella speranza per una verità destinata a rifiorire.
I miei cinquant’anni di amicizia con Enzo Bianchi mi danno la certezza che il deserto di oggi, diventerà per lui un nuovo e fecondo giardino irrigato.
Per Bose, purtroppo, sarà ben altro….
Ho frequentato per alcuni anni Bose in occasione dei convegni liturgici (sono architetto e mi occupo di spazi sacri), e ho seguito questa “vicenda” dolorosa non senza imbarazzo e sofferenza; non aggiungo altro (non sono così competente) ma vorrei inviare un cordiale saluto a Enzo Bianchi e a Goffredo Boselli che ho spesso letto con interesse e da cui ho appreso moltissimo; grazie e “restate con noi”.
Dopo aver letto e riletto le odierne spiegazioni di Enzo Bianchi sul suo inattuato allontanamento da Bose, non riesco veramente a comprendere come a livello di gerarchia ecclesiale nessun vescovo osi prendere una sia pur minima posizione pubblica rispetto a questa vicenda per molti aspetti inumana, di fatto demandata all’esclusivo arbitrio di uno psicoterapeuta molto discusso, cui fa da degno contraltare l’attuale priore di Bose ed il suo economo.
Il Papa, forse non sufficientemente edotto sulla triste situazione, conferma le scelte del delegato pontificio, scordando però la sua concezione di Chiesa come “ospedale da campo”,
incapace però, nella fattispecie, di sanare le ferite al suo stesso interno.
Se penso che nella storia della Chiesa ci sono stati pontefici capaci di fermare feroci orde vandaliche, lotte fratricide e guerre tra grandi regni, non capisco perché l’attuale pontefice non avoca a sé la questione Bose, azzerando tutto ciò che è stato finora detto e fatto e togliendo di mezzo non solo il fondatore, ma anche chi a lui si oppone con accanimento antievangelico, a cominciare dal suo stesso delegato.
Negare, a Cellole, un appezzamento di terra da coltivare e l’approvvigionamento idrico estivo mi sembra francamente una cosa da manicomio, per non dir di peggio.
Stupisce poi che il vescovo di nessuna diocesi, che pure hanno strutture a bizzeffe inutilizzate, si faccia avanti per offrire una soluzione abitativa ad una persona anziana alla quale, fino a poco tempo fa, innalzavano “peana e cantici”… Meglio ora lavarsene le mani come Pilato e non andare a immischiarsi in situazioni complicate… e soprattutto non farsi nemici nelle alte sfere!
Paradossale infine appare la pretesa del plenipotenziario pontificio di impedire a Enzo Bianchi e ai suoi eventuali compagni una scelta di vita monastica che, fin dall’inizio del monachesimo, a Scete come in Cappadocia, è stata una scelta individuale e/o comunitaria libera, non soggetta a preventive autorizzazioni da parte di nessuno ma solo all’approvazione e all’assistenza dello Spirito Santo.
Sono veramente preoccupato per la situazione dolorosa di Enzo Bianchi ma altrettanto triste e rammaricato
da tutti questi eventi sconcertanti che hanno purtroppo per protagonisti uomini e donne che, ahimè, sostengono di voler dare la loro vita per….”l’unità” dei cristiani!
Speriamo bene.
ovviamente questa che citi è la versione di Bianchi, che può o non può corrispondere al vero(la sua parola contro quella degli altri)……..A parte questo ,non indifferente, problema, stiamo assistendo ad uno spettacolo assai triste se non indecoroso da parte di tutti e da cui la Chiesa esce maluccio.
Chissà se mai sapremo quali sono state le vere cause di tutto questo, quali siano le calunnie a cui Enzo allude ma che non esplicita, senza sapere cosa sta dietro finiamo per prendere posizione a favore dell’uno o dell’altro (la maggior parte per Bianchi)per partito preso o simpatia personale , il che è legittimo, ma non necessariamente giusto.
Che ciò che accade ad Enzo Bianchi sia doloroso, eccessivo e inaccettabile , al nostro sentire comune è scontato, ma le logiche curiali sono altre , non per niente si sono macchiati le mani del sangue di tanti nei secoli .
Che Enzo sia l’ennesimo martire del pensiero divergente può benissimo essere, come può anche non esserlo, bisognerebbe sapere i retroscena.
Le epurazioni non sono mai una bella cosa, mi ricordano le purghe staliniane, e quindi viene spontaneo schierarsi con l’epurato a prescindere, la mia ,ormai lunga, esperienza di vita mi ha insegnato ,però, che non sempre ciò che appare vero necessariamente lo è…..
Io preferisco sospendere il giudizio.
Sono perfettamente in accordo su ciò che dici su vescovi e maggiorenti vari che avrebbero potuto intervenire in qualche modo per aiutare un divorzio consensuale ed evitare questo caos che non fa bene a nessuno: nè alla chiesa, nè a Bose nè, tantomeno, a Bianchi.
Sono stato diverse volte a Cellole.Per Me amici che andavamo. A volte Quando c’era il Priore Enzo Bianchi.Devo dire che Enzo Bianchi.Per Me e’ una persona speciale con un grande carisma.Ed un VERO CRISTIANO.Aveva fondato questa realta’ straordinaria.Mentre diversi ordini religiosi languono per la carenza di vocazioni.Questa realta’portava linfa nuova e numerosa .Di uomini e donne .entusasti per questa fraternita’.Tutte le volte che andavamo a trovarli era una boccata di aria pura.Io so solo questo.SPERO CON TUTTO IL CUORE CHE QUESTA TEMPESTA PASSI PRESTO.E TORNI IL SERENO .Per il bene di tutti.Preghero’ per questo.
Nonostante i miei 68 anni non sono mai stato a Bose, per cui non sono affatto titolato, ammesso che qualcuno possa esserlo, a prendere posizione a favore di una delle due parti che si fronteggiano.
Però ho letto diversi testi Di Enzo Bianchi, così come l’ho seguito in molti suoi interventi televisivi : il risultato, per me, è stato che sapere che c’era una figura carismatica siffatta e che, insieme a lui, e con lui, c’era una comunità così unica e peculiare, mi è sempre stato di grande conforto.
Quello di cui adesso proprio non mi capacito è come possa, il papa, pensare di liquidare questa tribolata vicenda ricevendo, ed ascoltando, l’attuale priore ed una personalità così compromessa, discussa e discutibile come padre Cencini, senza, per altro verso, accogliere anche il fondatore della comunità e prestare ascolto alle sue ragioni.
A questo punto mi viene da pensare che, se sotto non c’è qualcosa di veramente indicibile, e non mi pare proprio, anche il papa, forse perché male informato, può incorrere in una grossa cantonata…
La parola di un uomo e la sua autorevolezza non dipendono dalla simpatia o dai pregiudizi di chi la ascolta. In moltissimi credo, abbiamo un debito di riconoscenza verso fr. Enzo Bianchi, prima di tutto perché ne abbiamo riconosciuto l’amore per la verità. Penso sia questo un tratto che accomuna i credenti e non, che hanno trovato in lui e nella comunità che ha fondato un riferimento importante.
Il comunicato con cui dopo molti mesi fr. Enzo si è espresso sulla vicenda elenca una serie di fatti; nessuno ha motivo di dubitare della loro veridicità.
Fra questi fatti, la mancata comunicazione degli addebiti imputati ai fratelli allontanati.
Stessa fiducia va accordata ai monaci che si sono esposti attraverso i comunicati ufficiali del monastero, a partire dai più recenti: ‘Riconoscenza verso la sollecitudine paterna del Papa’, che ha ascoltato personalmente il delegato pontificio e il nuovo priore; ‘Sofferenza infruttuosa’, perché fr. Enzo non se n’è andato nei tempi ‘indicatigli dal Decreto’, ‘Passo sofferto’ che toglie alla comunità di Cellole lo statuto di fraternità monastica per i motivi che abbiamo appreso e così via.
Molta sofferenza, continuamente ribadita, ma nessun sussulto per la terribile imposizione inflitta ai fratelli dal Decreto del delegato con tutto il corredo di divieti e di ultimatum, uno più sconcertante dell’altro.
Questi i fatti di cui concretamente sappiamo, la valanga di commenti a latere appartiene ad un altro piano, ciascuno li accoglie come crede.
E i fatti, nella loro cruda asperità dicono molto: dicono che c’è una parte oggettivamente e gravemente lesa. Non si tratta di dare più peso all’uno o all’altro fronte per sterile partigianeria, chi vuole ha potuto conoscere le posizioni di entrambi. Certo, si obietta da più parti che resta il non detto delle accuse; ma anche questa scelta di segretezza che ha privato quattro persone dei più legittimi diritti abbandonandole alle peggiori illazioni su cui si è scatenato il veleno dei media, è, nella sua profonda ingiustizia, a carico di chi l’ha compiuta.
Se mi permetto di scrivere queste righe è perché tutto ciò riguarda anche alcuni come me che in cerca di fede hanno impegnato la propria ragione fin dove sono stati capaci e sono grati di letture che li hanno incoraggiati, illuminati, sostenuti. Riguarda chi, attratto dal Cristianesimo e non dalle sue divisioni, ha guardato a Bose come a una grande speranza. E riguarda chi non sta commentando un fatto di cronaca ma cerca il senso di una vicenda comunitaria che lo interpella ora, nella cattiva sorte, come un tempo lo ha interpellato nella buona.
“Per questo, dall’inizio di febbraio, ho ricominciato la ricerca di una dimora in cui poter vivere la vita monastica e praticare l’ospitalità come sempre ho fatto tutta la mia vita a Bose: alla mia vocazione non intendo rinunciare”.
Questa la conclusione della recente lettera di Enzo Bianchi, dalla quale si evince la sua disponibilità di trasferirsi liberamente altrove, e non alle condizioni ad oggi impostegli, non appena troverà una soluzione confacente sia alle sue condizioni di salute, sia alle esigenze di vita monastica che ribadisce di voler continuare a praticare nello studio, nella preghiera e nell’accoglienza, da “semplice cristiano, monaco”.
Gli ostacoli, come egli dice senza mezzi termini, sono di natura economica e, a quanto risulta – altrimenti lo avrebbe detto – nessuno, oltre la soluzione capestro di Cellole, gli ha proposto, pur avendone il potere, non dico una soluzione abitativa in… Sloane Avenue a Londra (abbastanza lontano da Bose, no?), ma di una qualsiasi scalcinata casa parrocchiale abbandonata che possa garantire una vita decorosa a lui e a quanti volessero con lui condividerla, cosa che – a mio modesto parere – si vuole assolutamente impedire e scongiurare per ovvi ed intuibili motivi.
Lancio pertanto la proposta di aiutare economicamente Enzo Bianchi a trovare quella soluzione idonea della quale è alla ricerca e porre così fine ad una vicenda disdicevole non soltanto alla luce dell’ Evangelo, ma dal punto di vista semplicemente umano.
Se tra gli amici di Enzo Bianchi esiste perciò qualcuno esperto nell’organizzazione di questo tipo di operazioni che possano contribuire a risolvere l’attuale situazione di colui che ha fondato Bose – il quale, in punta di diritto avrebbe la stessa legittimità di rimanervi, al pari di quella di coloro che ora vogliono cacciarlo via – prenda contatti con lui per ricevere il suo preventivo assenso e poi quanti lo vorranno faranno la loro parte, piccola o grande che sia, in spirito di fraternità e amicizia, per aiutare un uomo, che se anche avesse delle colpe, merita comunque rispetto, aiuto e cristiana solidarietà.
Grazie.
Compare oggi un comunicato di Padre Cencini che ,di fatto, smentisce tutte le affermazioni di Enzo Bianchi a proposito del suo trasferimento a Cellole…….Mah!
La confusione regna sovrana e non vedo grandi vie di uscita.
Spero che Bianchi pubblichi ogni documento, a questo punto, e che comunichi anche cosa intende fare di preciso. Tuttavia l’elemento più rilevante intervenuto tra i due comunicati (di Bianchi e Cencini) è stato l’emergere del fatto certo, ignoto anche a me sino a qualche giorno fa, che lo statuto di Bose vigente dal novembre 2016 (prima dell’elezione di Manicardi), votato dalla stragrande maggioranza della comunità (almeno i due terzi, ovviamente) e approvato dal vescovo di Biella, contiene la seguente norma finale transitoria: “Il Fondatore della Comunità Enzo Bianchi, fino al termine della sua vita, è nominato Priore Emerito della Comunità e con il Priore eletto dal Consiglio della Comunità e disgiuntamente tra loro, ha i poteri di rappresentanza previsti dall’art. 11 commi 2 e 3 del presente Statuto.” Tali poteri sono: “Art. 11 §2. Quale servo della comunione, spetta al priore mantenere i rapporti con le autorità ecclesiali e custodire la fedeltà dell’Associazione al carisma monastico di fondazione. §3. Il priore ha la rappresentanza legale dell’Associazione e appone il proprio nome in tutte le questioni di natura giuridica ed economica riguardanti la comunità.” In altre parole, siccome nel decreto singolare della Santa Sede l’unica accusa sostanziale è di interferenza nel governo della comunità e di contrarietà al suo successore, tale fatto, diritto alla mano, non solo non sussiste, ma era un diritto sancito in qualche modo dal documento giuridico più importante della Comunità. Di conseguenza, oltre che per la mancanza di tutti i presupposti di equo processo nei confronti dei 4 allontanati, l’atto della Santa Sede è, agli effetti dei diritto civile italiano, totalmente irricevibile e nullo. Poi possiamo discutere all’infinito su come “moralmente” ciascuno avrebbe potuto agire per il bene della comunità, su quali e quante colpe siano da una parte o dall’altra. Ma laddove cessa il diritto, cessa anche qualsiasi possibilità di umanità.
Non ho alcuna fiducia nel plenipotenziario pontificio semplicemente perché non condivido il suo modo di pensare, di scrivere e, soprattutto, di agire.
Qualunque colpa possa essere imputata ad Enzo Bianchi – e probabilmente ne avrà molte – io sto dalla sua parte non tanto per partito preso, ma perché come cristiano preferisco stare sempre dalla parte di chi “sbaglia”, non per giustificarne gli errori, ma per desiderio di comprensione e di umana vicinanza, che l’Evangelo definisce come “misericordia”.
Poiché in questa triste vicenda tale aspetto dell’etica cristiana sembra essere stato del tutto dimenticato da protagonisti e comprimari, penso che Enzo Bianchi abbia tutto il diritto di resistere e di opporsi a decisioni da lui percepite come ingiuste e menzognere, e ciò a prescindere dal fatto che dagli uni o dagli altri tali decisioni siano diversamente valutate.
Enzo Bianchi, come cittadino italiano, mai eppoi mai ricorrerà alla giustizia civile per veder riconosciuto qualche suo diritto che sia stato, a suo parere, sia pur parzialmente leso.
Se i decreti esecutivi di cui è ben armato il plenipotenziario pontificio hanno un qualche valore legale di fronte alla giustizia civile italiana, sia lui ad adire le vie legali per ottenere coattivamente lo sfratto del fondatore di Bose dall’eremo in cui attualmente vive.
Se qualcuno obiettasse che come monaco egli sarebbe tenuto ad obbedire all’autorità costituita, faccio presente che Enzo Bianchi ha più volte ribadito di essere disposto all’obbedienza, ma non alla connivenza con la menzogna e l’ingiustizia; e tale atteggiamento, alla luce della morale cattolica, non è soltanto lecito, ma anche doveroso.
Non ravvisandosi pertanto all’orizzonte alcuna soluzione della vicenda che prenda in considerazione i parametri evangelici e non quelli puramente legalistici, sarebbe opportuno stendere sulla vicenda un velo di “misericordia”, come lo stesso Enzo Bianchi si è fin dall’inizio dichiarato disponibile “a dare e a ricevere”, al fine di sanare errori, contese e incomprensioni che l’Evangelo indica chiaramente come risolvere, senza ricorrere a soluzioni più consone a forzuti manovratori di bulldozer, che a uomini di Chiesa o presunti tali.
verissimo tutto ciò che scrivi…..ma proprio oggi viene resa pubblica una lettera del Papa alla comunità di Bose ove, piuttosto chiaramente, prende lo loro parti.
A questo punto Enzo Bianchi , o si chiama fuori da questa Chiesa, o è costretto, obtorto collo, ad obbedire.
Sappiamo bene che le Chiese hanno , assai spesso, poco a spartire col Vangelo, ma tant’è ,le abbiamo fatte crescere così, per i nostri interessi di potere.
La situazione di Bose è legalmente atipica non essendo un ordine “tradizionale” , però, avendo richiesto il riconoscimento dalla diocesi è incardinata nella gerarchia Cattolica e quindi dovrebbe rispondere al diritto canonico e non a quello civile, non ne sono sicuro.
Comunque andrà a finire non ci sarà gloria per nessuno, temo neanche per Francesco.
Se il decreto non obbedisce al vangelo non è Bianchi a chiamarsi fuori della chiesa, ma altri, de facto… E comunque il diritto canonico non può sicuramente prevalere su quello civile e penale italiani: Bose non gode mica dell’extraterritorialità (non è in territorio vaticano…). Su questo non dobbiamo fomentare confusione! Il decreto di allontanamento da casa propria di un anziano senza ipotesi di reato civile o penale formulate e comprovate, semplicemente, in Italia è totalmente nullo. Così come lo è qualsiasi tentativo di privarlo della sua comproprietà dei beni della Comunità. Se processo di Bianchi e degli altri tre ci deve essere, ci sia, con tutti i crismi del caso, e ogni colpa venga a galla per essere giudicata, alla luce del sole. La verità venga fuori. Così è inaccettabile, e non è una questione di anticlericalismo, ma di fondamentali diritti umani.
Se il decreto non obbedisce al vangelo non è Bianchi a chiamarsi fuori della chiesa, ma altri, de facto… E comunque il diritto canonico non può sicuramente prevalere su quello civile e penale italiani: Bose non gode mica dell’extraterritorialità (non è in territorio vaticano…). Su questo non dobbiamo fomentare confusione! Il decreto di allontanamento da casa propria di un anziano senza ipotesi di reato civile o penale formulate e comprovate, semplicemente, in Italia è totalmente nullo. Così come lo è qualsiasi tentativo di privarlo della sua comproprietà dei beni della Comunità. Se processo di Bianchi e degli altri tre ci deve essere, ci sia, con tutti i crismi del caso, e ogni colpa venga a galla per essere giudicata, alla luce del sole. La verità venga fuori. Così è inaccettabile, e non è una questione di anticlericalismo, ma di fondamentali diritti umani.
Grazie di cuore per questo e per gli altri interventi su quanto sta succedendo a fr. Enzo e agli altri fratelli e sorelle di Bose, umiliati e offesi da “figuri” forti solo del loro misero potere, del loro diritto di non riconoscere alcun rispetto alla vita e alla storia di persone in cui un soffio di Vangelo ha prodotto frutti di bene e di speranza nonostante le fragilità della nostra comune condizione umana.
Ho frequentato Bose per la prima volta nel 2000, fresco di ordinazione e appassionato da quanto avevo letto e vissuto nei miei anni giovanili grazie a quanto fr. Enzo e tanti/e della comunità hanno donato col loro lavoro e la loro preghiera (e fra questi c’è sicuramente la sua presenza, caro Riccardo, anche se ci saremo forse incrociati solo con uno sguardo in quegli anni, di persona…); ho ricevuto ancora tanto nelle tempo successivo in cui la sofferenza è entrata nella mia vita, quella fisica e quella morale, quest’ultima dovuta, a volte, anche alla freddezza e al cinismo di chi, nella Chiesa, si è fatto difensore di verità che sono senza amore e compassione, e che subito cadono nella menzogna e nella mistificazione.
Ora posso solo ricambiare la mia preghiera perché fr. Enzo e i fratelli e le sorelle di Bose (tutti/e!) possano trasformare questo momento in tempo di esodo e di rinascita; a questo, voglio unire la mia indignazione e il mio impegno perché questa mia Chiesa abbandoni queste pratiche ipocrite e violente con cui soffoca e ferisce tante persone in nome dell’obbedienza ad altra voce che di certo non è il Vangelo…
Un caro e grato saluto.
“Resistere, resistere, resistere”.
Tacere disarmati, forti nella fede, sicuri nella speranza, sempre disponibili alla carità verso tutti, anche verso se stessi.
Chi oggi vuole arrampicarsi sugli specchi di una situazione complicata lo faccia pure; chi vuole disconoscere il carisma ed i meriti di un uomo per attribuirne ad altri l’eredità e la gloria, si affidi fin da ora all’implacabile giudizio della storia; chi avrebbe il dovere di far finire a qualunque essere umano i suoi giorni nella pace se ne ricordi bene prima di presentarsi al Signore per cantare le sue lodi o a fare l’esegeta del suo Evangelo.